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La tenia nel cane e nel gatto

Le tenie sono parassiti intestinali comuni nel cane e nel gatto ma quali sono le tenie più comuni nel pet?

La parola “tenia” deriva dal greco e significa “benda”, a indicare il caratteristico aspetto nastriforme di questi vermi intestinali piatti che, appunto, somigliano a un “nastro”.

Il tuo cane ha il “verme solitario”? In realtà, con l’espressione “verme solitario” solitamente si indica una tenia che ha l’essere umano e non cane e gatto, come ospite definitivo (Taenia solium).

Quali sono, invece, le tenie del cane e del gatto, ovvero quelle che riconoscono cani e gatti come ospiti definitivi?

Verme solitario

La scoperta del così detto “verme solitario” risale a migliaia di anni fa: Aristofane nel 380 a.C. fu il primo probabilmente a parlarne, descrivendo delle “pitruzze” alla base della lingua dei suini infestati. Molto più tardi, nel 1650 un medico romano, Domenico Paranoli, dimostrò la presenza delle proglottidi, ovvero i piccoli segmenti che si staccano dal corpo degli adulti, durante un’autopsia e, ancora più tardi, nel 1853, lo zoologo belga, Pierre Joseph van Beneden, dimostrò che cisticerchi e tenie sono forme diverse dalla stessa specie: osservò infatti che dando da mangiare ai suini uova di tenie, questi sviluppavano nelle loro carni i cisticerchi, cioè le forme larvali cistiche. L’appellativo di “verme solitario” deriva però dall’osservazione che ogni ospite può contenere un solo verme, in quanto le dimensioni di questo sono talmente ragguardevoli da occupare tutto il tratto intestinale del soggetto parassitato. Si pensi infatti che la tenia adulta può nell’uomo raggiungere la lunghezza di diversi metri, addirittura fino a 10. Inoltre, per il suo particolare ciclo biologico, ogni ospite può contenerne soltanto uno, e da ciò probabilmente deriva questo particolare nome.

Tenia intestinale

Le tenie albergano nell’intestino di vari animali e raggiungono la forma adulta in loco. Da questa sede emettono all’esterno attraverso le feci, le così dette proglottidi, ovvero pezzettini di tenia contenenti uova in grado di infestare altri animali, compreso l’uomo. Gli ospiti intermedi si infestano ingerendo le uova, e gli embrioni, contenuti in esse, sono in grado di attraversare la parete intestinale, raggiungendo fegato e polmoni, dove formano una cisti contenente le larve immature. Gli ospiti definitivi si infestano tramite l’ingestione dei visceri dell’ospite intermedio contenente le cisti. Malgrado il parassita adulto viva adeso alla parete dell’intestino, i segni clinici associati alla sua presenza sono molto vaghi e spaziano da lievi problemi di meteorismo, a nausea, leggeri dolori addominali, variazioni dell’appetito, prurito alla regione anale. Nelle feci e nell’area intorno all’ano però saranno visibili molto spesso le proglottidi, simili a piccoli chicchi di riso, e pertanto il veterinario di fiducia provvederà ad instaurare un trattamento idoneo ed effettuerà un esame coprologico. Molto importante in questi casi è la salute dell’intestino: un soggetto con un intestino sano e con un microbiota equilibrato subirà meno danni rispetto ad un altro affetto da disbiosi cronica. A tal proposito conviene tenere in salute il microbiota dei nostri amici con la coda somministrandogli ad intervalli regolari prebiotici e probiotici.

Tenia cucumerina

La più diffusa tra cani e gatti è la tenia cucumerina, o Dipylidium caninum.

Come capisci se il tuo pet ne è infestato? Se hai un cane o un gatto è hai visto una sorta di chicchi di riso biancastri pendere dal suo perineo, si tratta delle proglottidi della tenia cucumerina.

Come proteggere cane e gatto da questo parassita intestinale? Proteggendolo anche da pulci e pidocchi masticatori del cane.

Ebbene sì, perché sono proprio pulci e pidocchi masticatori del cane gli ospiti intermedi della tenia cucumerina; cani e gatti, perciò, possono infestarsi con il Dipylidium caninum ingerendo accidentalmente gli ospiti intermedi a loro volta infestati, anche solo leccandosi il mantello.

Ecco perché è importante proteggere il tuo cane o gatto contro le pulci, per proteggerlo anche dalla tenia cucumerina.

Sintomi della Tenia: come riconoscerla

Tra i sintomi, non sempre presenti, si può osservare:

  • Prurito anale (per cui l’animale tende a strisciare il sedere a terra)
  • Diarrea alternata a stipsi
  • Vomito
  • Inappetenza e perdita di peso

Rimedi e cure contro la tenia in cane e gatto

Il controllo del Dipylidium caninum avviene con un trattamento antielmintico idoneo, somministrato a intervalli regolari.

Se hai più pet in casa, saranno da trattare tutti: in ogni caso, segui quanto prescritto e indicato dal tuo medico veterinario.

Quale prevenzione? Provvedi regolarmente all’uso di antiparassitari non solo contro i parassiti interni, ma anche contro quelli esterni (ectoparassiti).

Usare regolarmente un antiparassitario contro i parassiti esterni proteggerà il tuo cane o gatto anche dal rischio della tenia cucumerina. Quando? L’antipulci va applicato tutto l’anno, ma soprattutto in primavera e nella bella stagione, quando la presenza degli ectoparassiti aumenta. Così, proteggerai anche i bambini che vivono a contatto con il pet dal rischio, seppur raro, di trasmissione del Dipylidium caninum.

Tenia nel cane

Nel cane la via di trasmissione principale è rappresentata dalle infestazioni di pulci e pidocchi: questi ectoparassiti, infatti, rappresentano un importante ospite intermedio. I cani infestati, quindi, possono ingerire accidentalmente pulci e pidocchi, contraendo la tenia. Altri tipi di tenie vengono invece trasmesse attraverso l’ingestione di tessuti e visceri degli ospiti intermedi, quali ovini, bovini, roditori, conigli e suini. Attenzione quindi a lasciare liberi cani cacciatori o a somministrargli carne cruda non trattata con abbattimento termico, perché potrebbero contrarre la tenia.

Nel cane i sintomi sono molto lievi e prevalentemente gastroenterici. Se l’infestazione va avanti da molto tempo, possiamo notare che il nostro amico ha l’addome gonfio, meteorismo, episodi di diarrea alternata a stitichezza, feci ricoperte da muco e prurito anale. Il trattamento con specifiche molecole antiparassitarie rappresenta il cardine della terapia. Anche la prevenzione dall’infestazione di pulci e pidocchi masticatori è fondamentale per evitare la diffusione di questi parassiti intestinali.

Tenia nel gatto

Anche per i nostri amici felini le vie di trasmissione principali sono quelle attraverso le infestazioni da pulci e pidocchi e l’assunzione di visceri e carne provenienti da ospiti intermedi infestati. E anche nel gatto la sintomatologia è blanda e molto spesso ci si accorge che hanno la tenia soltanto perché si identificano le piccole proglottidi nelle feci o adese al pelo intorno alla zona perianale. Per aiutare il nostro felino di casa a non contrarre questi insidiosi parassiti, è importante effettuare cicli di antiparassitari, che prevengano le infestazioni da pulci e pidocchi, e stare attenti se il nostro gatto ha libero accesso all’esterno e può quindi cacciare prede che rappresentano possibili ospiti intermedi parassitati. Nel gatto, come anche nel cane, si può ricorrere ad esami coprologici seriali, per escludere la presenza di tenie ed altri parassiti e, quando occorre, a trattamenti con antiparassitari specifici, sempre previo consiglio del nostro veterinario di fiducia.

Gli echinococchi

Le due specie più importanti, anche rispetto a sanità pubblica e rischio zoonotico (trasmissibilità all’essere umano), sono Echinococcus granulosus ed Echinococcus multilocularis, che rispettivamente provocano l’echinococcosi cistica e l’echinococcosi alveolare.

L’echinococcosi cistica (idatidosi) è una zoonosi che può comportare sintomi gravi, talvolta fatali, a carico di organi vitali nell’essere umano (che è uno degli ospiti intermedi), più che nel cane (ospite definitivo del parassita), che quasi sempre è senza sintomi evidenti.

Il cane si infesta mangiando organi interni o carcasse di altri animali (soprattutto ovini, ma anche altre specie tra cui caprini, bovini) che sono ospiti intermedi del parassita (E. granulosus), o ingerendo piccoli roditori (E. multiocularis); sono quindi più a rischio cani randagi, da pastore o da caccia. Il cane infestato diventa a sua volta una fonte di infestazione ambientale, attraverso le feci; l’essere umano si infesta principalmente per ingestione accidentale delle uova dell’echinococco disperse nell’ambiente o da cibi contaminati.

Per questo, al fine di ridurre il rischio, lava bene frutta e verdura e assicurati un buon livello di igiene in casa. Inoltre, ancor più perché solitamente i cani sono asintomatici, assicura al cane regolari controlli veterinari e un’adeguata profilassi antiparassitaria.

I cani da caccia o quelli che abbiano accesso a carcasse di altri animali, che andrebbe impedito, secondo Esccap (European Scientific Counsel Companion Animal Parasites) andrebbero trattati almeno ogni 6 settimane, con un antielmintico a base di praziquantel, nelle zone endemiche. Ma affidati al medico veterinario, che ti darà indicazioni sull’antiparassitario più adatto al tuo cane, anche in base allo stile di vita e alla zona in cui vivete, come anche rispetto alla sua alimentazione che non dovrebbe includere carne cruda o poco cotta.