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In montagna con il cane, d’inverno? Attenzione anche a pulci e zecche

È arrivato l’inverno. E anche le vacanze sulla neve, casomai insieme a Fido. Vediamo a cosa prestare attenzione

Le vacanze non finiscono mai, potremmo dire: per gli amanti della montagna, l’inverno è la stagione ideale per settimane bianche e periodi sulla neve. Ma come comportarsi, rispetto al cane, se viene in vacanza d’inverno con te? Tra i consigli da dare, anche quello di continuare la profilassi antiparassitaria per tutto l’anno, dopo aver chiesto come eseguirla al medico veterinario, in una visita di controllo prima della partenza; il professionista ti darà tutte le indicazioni del caso, tenendo conto anche dell’età e di eventuali patologie preesistenti, valutando quanto una vacanza sulla neve possa essere adeguata al tuo cane, anche in base alla destinazione geografica e al clima.

Animali anziani o molto giovani possono avere, per esempio, più difficoltà a regolare la propria temperatura corporea in caso di temperature esterne troppo rigide, come anche quelli affetti da alcune disfunzioni cardiache, renali o endocrine, come ricorda anche l’AVMA (American Veterinary Medical Association). In generale, per quanto riguarda le temperature esterne montane, verosimilmente più rigide di quelle a cui il tuo cane è abituato, un primo consiglio può essere quello di evitare sbalzi di temperatura improvvisi. Che significa? Che prima di portarlo con te sulle piste da sci, per esempio, è bene farlo abituare gradualmente al clima più freddo della montagna. Dal caldo della casa o dell’albergo in cui vi trovate, fallo adattare prima alla temperatura esterna con passeggiate brevi.

A ogni modo, nessun pet andrebbe esposto a lungo al freddo esterno invernale, né lasciato in macchina al gelo; perciò, segui le indicazioni del medico veterinario per la gestione più corretta della vostra vacanza insieme e assicuragli sempre comodi giacigli indoor. Nel caso di razze toy, come per esempio il Chihuahua, Barboncini toy, Pinscher e Bassotti Kaninchen, il cappottino può essere un supporto realmente utile, come le apposite scarpette protettive. In entrambi i casi, per le razze canine in “miniatura”, può trattarsi non solo di un vezzo estetico, ma di una reale protezione dal rischio di ipotermia. Viceversa, razze di ascendenza nordica come il cane da slitta dell’Alaska, avranno invece una ben superiore resistenza al freddo, essendo cani da lavoro non solo di taglia medio-grande, ma nati appositamente per il trasporto delle merci su slitta nel territorio artico.

Per ipotermia si intende una temperatura corporea inferiore a quella considerata “normale” per qualsiasi organismo omeotermo, ovvero quelli (come nel caso dei mammiferi, tra cui anche il tuo cane), in grado di mantenere la propria temperatura corporea. Quando è che si stabilisce l’ipotermia? Quando viene meno questa capacità di mantenimento della temperatura interna ai giusti livelli (quando si perde, cioè, la cosiddetta “omeostasi termoregolatoria”): per intenderci, immagina un termosifone con la manopola della temperatura che si stara. In realtà, l’ipotermia non va confusa con il semplice “sentire freddo”; di norma, infatti, i meccanismi fisiologici sono in grado di compensare a sufficienza eventuali perdite di calore interno, ripristinandone la normalità. Se però si instaura una condizione di reale ipotermia, essa può riconoscere diversi gradi e alterare anche molto gravemente l’organismo.

Rispetto alla percezione del freddo, in generale si può dire che un cane di taglia piccola avrà le zampe più corte e l’addome più vicino al suolo innevato, rispetto a uno di taglia grande, e sarà quindi più esposto al freddo invernale. Come accade anche nelle persone, però, c’è sempre una risposta soggettiva alla temperatura esterna; e non si tratta solo di una questione di taglia, ma anche di altri fattori tra cui il tipo di mantello, le riserve di grasso corporeo e il livello di attività fisica dell’animale. Un cane anziano o affetto da osteoartrite, per esempio, potrà essere limitato nei movimenti e rischiare di scivolare facilmente sulla neve, cosa che certo non gioverebbe alla sua condizione; parlane con il medico veterinario. Se invece il tuo cane è giovane e dinamico, ma noti una zoppia improvvisa durante una passeggiata, controlla i polpastrelli: potrebbe essersi ferito o avere un ghiacciolo tra le dita; per evitare che si formino, si può tagliare il pelo (quando è lungo, ovviamente) intorno ai polpastrelli. Per il resto, evita che mangi la neve e, per proteggerlo dal sole d’alta quota, potrai applicare una crema con filtro solare sul tartufo e sulle zone glabre, sempre dietro consiglio veterinario. E se porti con te del liquido antigelo per l’auto, ricordati di non lasciarlo incustodito e alla portata del cane, onde evitare rischi di avvelenamento.

Ma come comportarsi, rispetto allantiparassitario per cani? Secondo Esccap (European Scientific Counsel Companion Animal Parasites), sebbene le pulci abbiano dei picchi di presenza in estate e autunno, il rischio che il tuo cane le prenda resta costante per tutto l’anno, soprattutto nei microclimi miti delle abitazioni. E le zecche? Alcune specie (come Ripicephalus sanguineus) sono più presenti in primavera-estate e fino all’autunno, solitamente non riuscendo a sopravvivere d’inverno alle temperature del nord-Europa. Tuttavia, come accade anche per le pulci all’interno delle case, anche la zecca può completare il suo ciclo di sviluppo in ambienti chiusi e riscaldati; non solo nelle abitazioni, ma anche in altri luoghi come i canili.

Da non dimenticare, infine, che i cambiamenti climatici in atto possono andare a modificare la normale stagionalità degli ectoparassiti, come pulci e zecche. Non sottovalutare, perciò, la profilassi antiparassitaria anche d’inverno, e parlane con il medico veterinario anche prima di portare con te il cane in settimana bianca.